venerdì 11 giugno 2010

IL PROF. PIRRO: NO AD UNA NUOVA DISMISSIONE DEL MEZZOGIORNO


Pubblichiamo quì di seguito un intervento del prof. Pirro, Docente di Storia dell’Industria nell’Università di Bari e di Politiche economiche territoriali nell’Ateneo di Lecce.

Tornano a fare notizia a livello nazionale le vicende in corso all’Ilva di Taranto, sia per la ritrovata combattività rivendicativa di larga pare dei suoi dipendenti, e sia per il sempre più acceso dibattito avviato da tempo nel capoluogo ionico sull’impatto ambientale del grande sito produttivo e persino sulla prosecuzione del suo esercizio, che una frangia di ambientalisti locali vorrebbe far dismettere nella sua interezza, o almeno nell’area a caldo, mediante un referendum cittadino (peraltro consultivo) per la cui indizione da parte dell’Amministrazione comunale si stanno raccogliendo le firme necessarie.

Il 14 maggio si è svolto uno sciopero indetto dalle segreterie di Fiom Fim e Uilm per il rinnovo del contratto integrativo scaduto nel 2008. Sarebbe stata una giornata di lotta come tante altre del passato - e come tale non particolarmente memorabile - se non fosse accaduto che questa volta, dopo molti anni, la partecipazione dei lavoratori è stata particolarmente alta grazie alla discesa in campo anche di molti giovani operai assunti nell’ultimo decennio, ma poco sindacalizzati e ancor meno politicizzati, che in precedenza si erano mostrati restii a mobilitarsi. Si consideri, al riguardo, che dopo l’ingresso in fabbrica avvenuto il 1° maggio 1995 del nuovo management del Gruppo Riva all’indomani della privatizzazione - a partire dal luglio del 1997, insieme al pensionamento di molti dipendenti per raggiunti limiti di età, in applicazione delle normative sull’amianto sono stati accompagnati alla pensione altri 7.800 operai e tecnici al cui posto sono entrate - in questo che è il più grande stabilimento siderurgico a ciclo integrale d’Europa per pmp (produzione massima possibile) e la maggior fabbrica manifatturiera italiana per numero di addetti diretti – molte migliaia di giovani[1] che hanno consentito di abbassare l’età media di coloro che lavorano nell’impianto, portandola a 33 anni.

Inoltre, nel mentre proseguiva in città il confronto vivace e a tratti molto teso fra i movimenti ambientalisti, le Istituzioni locali, la Regione, l’Arpa, i Sindacati, la Confindustria e gli organi di informazione sulle problematiche prima richiamate riguardanti l’impatto sull’ecosistema del Siderurgico e delle altre grandi industrie insediate in città, (raffineria dell’Eni, cementificio della Cementir, centrali elettriche), nelle settimane precedenti lo sciopero del 14 maggio 650 operai ‘precari’ dell’Ilva - 150 interinali in scadenza e 500 con contratto a tempo determinato, al momento disoccupati - avevano manifestato presso i cancelli della fabbrica, chiedendo di esservi assunti a tempo indeterminato. Già da mesi peraltro questi lavoratori stanno premendo in tal senso, chiedendo anche l’aiuto di Comune e Provincia che hanno loro assicurato il proprio interessamento. Le Organizzazioni Sindacali a loro volta hanno avviato una trattativa con la Direzione aziendale che, da quanto si è letto sulla stampa, sarebbe disponibile - il condizionale è d’obbligo - ad assumere però solo coloro che abbiano svolto almeno 24 mesi di attività nello stabilimento.

Questi due eventi, comunque - lo sciopero per il rinnovo del contratto integrativo e le manifestazioni dei precari finalizzate all’assunzione - a prescindere dal loro esito affidato al confronto anche duro fra le controparti, delineano una dialettica che, pur essendo tornata conflittuale dopo lungo tempo, rientra tuttavia nella fisiologia delle relazioni industriali nella più grande fabbrica in esercizio nel Mezzogiorno e nel Paese, anche se al momento essa non può dispiegare al massimo le sue potenzialità produttive, a causa di una domanda di coils, lamiere e tubi in acciaio che, non solo non è tornata ai livelli massimi del 2007 e della prima metà del 2008, ma sta nuovamente rallentando dopo gli incoraggianti segnali di rilancio registrati nel primo trimestre dell’anno in corso.

Ma, come si diceva in precedenza, in queste settimane a Taranto un’associazione ambientalista sta raccogliendo le firme necessarie per lo svolgimento di un referendum (consultivo) sulla chiusura dell’impianto, o almeno della sua area a caldo; si vorrebbe cioè da parte dei promotori della consultazione far cessare la produzione, o ridurla significativamente, proprio in quello stesso sito industriale in cui, invece, i suoi dipendenti scioperano per salari più elevati ed altri lavoratori vorrebbero esservi assunti a tempo indeterminato. Insomma, non potrebbe esservi contraddizione più stridente fra la legittima domanda di un salario maggiore e il diritto all’occupazione di chi già è in azienda - o vuole ritornarvi a produrre - e chi, invece, chiede che quella stessa fabbrica venga chiusa, o almeno ridimensionata con la dismissione della sua area a caldo, che comporterebbe anch’essa una pesante contrazione produttiva e occupazionale.

Confindustria e Sindacati - ma anche la stessa Regione Puglia, con il rieletto Presidente Nichi Vendola e l’Arpa, l’Agenzia regionale per l’ambiente - si sono dichiarati contrari al referendum, sottolineando come le questioni dell’impatto ambientale della grande acciaieria stiano trovando ormai da tempo efficaci soluzioni grazie ai massicci investimenti sinora realizzati dal Gruppo Riva che - per il solo miglioramento dell’ecosostenibilità - sono ammontati fra il 1995 e il 2008 a 907,5 milioni di euro, cui si aggiungeranno quelli già programmati per i prossimi anni e che, non lo si dimentichi, sono sempre stati totalmente autofinanziati. Nel periodo 1995-2009 poi gli investimenti globali del Gruppo nel sito di Taranto - per manutenzioni ordinarie e straordinarie, revamping di singoli impianti, ammodernamento di tecnologie di processo ed inclusivi di quelli per la riduzione dell’impatto sull’ecosistema e la sicurezza sul lavoro - sono ammontati ad oltre 4 miliardi di euro[2].

Ma ci sono anche altri dati riguardanti l’Ilva su cui bisogna riflettere attentamente: Taranto e la sua provincia, qualora si dismettesse il suo sito siderurgico, possono privarsi di 11.876 posti di lavoro diretti[3], cui si aggiungono 2.703 unità fra gli indiretti? E il solo capoluogo può privarsi di 4.021 dipendenti dell’Ilva, cui si uniscono 676 indiretti residenti in città? E quali concrete alternative offre oggi il mercato del lavoro cittadino e dell’hinterland a chi perdesse il lavoro in questa fabbrica?

E la provincia può rinunciare a 219 milioni di stipendi netti[4], quanto corrisposto cioè dall’Ilva nel 2008 ed equivalenti ad un reddito medio annuo pro-capite di un dipendente di 21.222 euro, calcolato come valore medio per inquadramento ed anzianità aziendale? E il territorio può rinunciare ad un impianto che dal 1995 al gennaio 2010 ha corrisposto ben 2 miliardi e 437 milioni di euro di subforniture a favore di 929 aziende iscritte alla locale Camera di Commercio[5]?

Ed ancora, si può dismettere un opificio che alimenta il 76%, ovvero i ¾ della movimentazione del porto, che assicura gettito anche agli Enti locali per il pagamento delle imposte ad essi dovute, e le cui vendite all’estero rappresentano ormai da anni la prima voce dell’export pugliese[6], nonché il cardine di una sezione strategica dell’industria meccanica italiana?
Non sarebbe allora più giusto - raccogliendo le legittime sollecitazioni della popolazione e dei settori più accorti dell’ambientalismo locale per un ulteriore contenimento dell’impatto sull’ecosistema di questa grande fabbrica - proseguire sulla strada degli interventi impiantistici concordati con l’azienda nelle sedi competenti (Ministero dell’Ambiente, Regione) alla luce delle normative vigenti e delle prescrizioni ad esse connesse, volte a migliorarne l’ecosostenibilità, evitando veri e propri salti nel buio ai suoi dipendenti, alla città, al territorio che vi gravita intorno e all’intera economia pugliese?

Tuttavia, ove malauguratamente un determinato pronunciamento referendario - peraltro non facilmente traducibile poi in un atto esecutivo di chiusura dell’intero impianto o della sua area a caldo - concorresse comunque a determinarlo, il capoluogo ionico vivrebbe una situazione già conosciuta a Napoli con la dismissione dell’impianto siderurgico di Bagnoli, avvenuta a partire dall’ottobre del 1991, per decisione governativa ‘imposta’ dalle Autorità comunitarie, nell’ambito dei piani di ristrutturazione e privatizzazione della siderurgia pubblica italiana. Le conseguenze? Smantellamento di una grande fabbrica in cui alcuni anni prima si erano investiti circa 800 miliardi di vecchie lire per ammodernarne parte dell’acciaieria, distruzione sociale, culturale e identitaria di un forte nucleo ‘storico’ di operai, tecnici e dirigenti avviati al prepensionamento, lunghissimo processo di bonifica dell’area e suo rilancio produttivo con altre destinazioni, peraltro ancora oggi in fase del tutto iniziale, cancellazione di una grande memoria di storie e di lotte collettive che sono state tanta parte del movimento operaio partenopeo e dell’intero quartiere-città che gravitava su una fabbrica promossa, com’è noto, dalla Legge speciale per Napoli del 1904 e avviata in produzione nel 1908.

Anche altri centri urbani e territori del Mezzogiorno hanno conosciuto nell’ultimo ventennio smantellamenti di antichi comparti industriali che per decenni costituirono non solo punti di forza produttivi delle rispettive aree, ma luoghi di formazione e accumulazione di saperi ed esperienze di fabbrica e di forti nuclei di moderno proletariato manifatturiero, dal Crotonese - con il tracollo del suo polo chimico e di altre aziende che contribuivano a farne uno dei siti industriali più forti del Sud - all’area di Manfredonia, ove con la chiusura dell’Enichem e delle sue produzioni di caprolattame e di fertilizzanti e il crollo di tutte le attività indotte - dismissione in questo caso determinata da errori dell’Eni ed anche da forme di estremismo ambientalista - si è perduto un intero patrimonio di tecnologie, grandi infrastrutture ed esperienze professionali di operai e tecnici di livello medio-alto. Processi di deindustrializzazione, quelli appena ricordati, cui poi si è cercato di sostituire l’avvio di nuovi insediamenti favoriti da costosi strumenti della programmazione negoziata come i ‘contratti d’area’, con cui lo Stato ha tentato in qualche modo di risarcire i territori e le popolazioni delle città che erano state colpite dalle pesanti crisi industriali, in qualche caso ‘pilotate’; ma quei processi di rigenerazione economica non solo ancora oggi, a molti anni di distanza dal loro avvio, non hanno prodotto i risultati attesi in termini di occupazione e rilancio delle economie locali, ma già subiscono gli effetti negativi della globalizzazione.

Allora, anche per questa ragione, Taranto e il suo grande impianto siderurgico - con la giovane classe operaia che vi si sta formando, accanto ai tecnici e al management del Gruppo Riva - deve continuare ad essere un saldo presidio industriale della Puglia, del Mezzogiorno e dell’Italia, naturalmente in un quadro di crescente ecosostenibilità del suo esercizio.

Federico PIRRO*

*Docente di Storia dell’Industria nell’Università di Bari e di Politiche economiche territoriali nell’Ateneo di Lecce.

[1] Cfr. ILVA, Rapporto ambiente e sicurezza 2009, stabilimento di Taranto, p.16.
[2] Ivi, p.4.
[3] Fonte: Direzione del personale ILVA, aprile 2010.
[4] Fonte: Direzione del personale ILVA, aprile 2010.
[5] Fonte: Direzione acquisti ILVA, aprile 2010.
[6] Cfr. Banca d’Italia, L’economia della Puglia, varie annate.

martedì 1 giugno 2010

PROCESSO ALL'ILVA. COMINCIATO IERI IL DIBATTIMENTO



“La Fiom Cgil, costituita parte civile con l’avv. Massimiliano Del Vecchio nel procedimento penale a carico dei direttori dello stabilimento Italsider e grandi manager del gruppo Fintecna Spa, imputati di omicidi colposi plurimi aggravati da futili motivi, omissione colposa di cautele antinfortunistiche e disastro ambientale per il decesso per tumore di 36 lavoratori, desidera segnalare che in data odierna si è tenuto il dibattimento dinanzi al Tribunale di Taranto II Sez. penale in composizione monocratica.
Un primo risultato è stato quello che il responsabile civile ha risarcito in via transattiva tutti gli eredi dei lavoratori deceduti pure costituitisi parti civili ad eccezione di due nuclei familiari, per i quali ha preannunciato l’imminente definizione della lite.
La Fiom Cgil, naturalmente, non ha accettato e non accetterà alcun accordo, giacchè la sua funzione nel processo è quella di collaborare e pretendere l’accertamento della verità, ruolo che, a questo punto, diventa ancora più importante poiché le altre parti civili sono così destinate ad essere estromesse dal processo.
Ad ogni buon conto, la Fiom e la Cgil vedono con grande soddisfazione la erogazione dei primi risarcimenti in favore delle vittime, essendo ben consapevole delle difficoltà in cui versano le famiglie prive di chi garantiva il sostegno reddituale.
Il processo è stato rinviato alla udienza del 22/3/2011, per la integrazione del contraddittorio nei confronti di tutti gli imputati.
In quella data saranno ammesse le prove dibattimentali e sarà autorizzata la citazione dei periti.
La Fiom e la Cgil ribadiscono l’invito ad enti ed associazioni per affiancarsi nella costituzione di parte civile nel processo che ci occupa, che sarà ancora possibile proporre alla prossima udienza, in difesa dei lavoratori e più in generale della cittadinanza.”

LA FIOM CGIL SIETE VOI. GRAZIE A TUTTI



IL GRAZIE DELLA FIOM-CGIL DI TARANTO A TUTTI COLORO CHE HANNO CREDUTO IN NOI!
La FIOM è loro!

LA FIOM SIETE VOI!



La FIOM non è nei palazzi, è per le strade, dentro e fuori le fabbriche. E' vicino a chi lavora. E questi volti sono alcuni dei nostri nuovi e vecchi rappresentanti RSU in ILVA. A chi ha creduto in tutti noi e a loro stessi il nostro più sentito GRAZIE!

lunedì 31 maggio 2010

ELEZIONI RSU ILVA. LA FIOM RIPARTE E AVANZA



Le elezioni delle RSU all’Ilva di Taranto, svolte nel pieno della vertenza per il rinnovo dell’integrativo aziendale, hanno visto, nonostante la cassa integrazione ancora in corso, un’alta partecipazione dei lavoratori interessati, attorno all’84%, registrando una significativa affermazione dei candidati della Fiom, che avanza in voti assoluti e in percentuale, arrivando ad eleggere due delegati in più e avendo contemporaneamente il delegato più suffragato con 220 voti di preferenza.

Il confronto dei dati di oggi con quelli delle elezioni precedenti, è molto interessante. I 9.869 voti espressi sono andati rispettivamente: 4.259 alle liste della Uilm, pari al 43,63% (erano 4.881, pari al 44,97%); 3.063 alle liste della Fiom, pari al 31,38% (erano 3.053, pari al 28,13%); 2.433 alle liste della Fim, pari al 24,92% (erano 2705).

Quest’avanzamento delle liste della Fiom è ancora più marcato tra gli operai, dove la Fiom si attesta attorno al 33%.

Così come è interessante tenere conto dei dati degli iscritti al sindacato all’ILVA, che storicamente vedono la Uilm come primo sindacato, la Fiom rispetto agli iscritti aumenta di molto il proprio consenso, molto di più delle altre due organizzazioni, un segnale interessante che auspichiamo si tramuti in più iscritti alla Fiom.

Un risultato quindi molto soddisfacente per le liste della Fiom, che non a caso è stato sottolineato con forza e soddisfazione nel corso del Comitato Centrale della Fiom, in corso di svolgimento oggi a Roma, e dallo stesso segretario generale della CGIL Guglielmo Epifani.

Questo avanzamento della Fiom è un riconoscimento al lavoro svolto della nostra organizzazione in particolare in questi ultimi tempi, attraverso l’impegno degli iscritti, degli attivisti, dei dirigenti, oltre che dei lavoratori che hanno votato le nostre liste e che ringraziamo sentitamente.

La Fiom, assieme a tutti i delegati eletti nelle proprie liste, utilizzerà questo maggiore consenso per proseguire l’iniziativa sindacale sia sulle questioni generali per la riconquista del contratto nazionale e contro i drastici tagli che il Governo si appresta a fare; sia sulla situazione specifica dell’ Ilva, a partire dal rinnovo dell’integrativo aziendale, che contiene al suo interno anche gli obiettivi dalla stabilizzazione dei lavoratori somministrati e dall’impegno sulla ambientalizzazione degli impianti dell’Ilva di Taranto.

Questo risultato elettorale infine conforta la Fiom nel proseguire nella chiarezza delle proprie posizioni, evitando polemiche strumentali con le altre organizzazioni, ma riaffermando sempre il valore della partecipazione e della democrazia che è un diritto inalienabile di tutti i lavoratori.
(foto di Peppe Carucci)
Fiom Nazionale


Roma, 31 maggio 2010

sabato 29 maggio 2010

ELEZIONI ILVA. NOI FORZA CHE CRESCE




Non usa toni trionfalistici la segreteria della FIOM-CGIL di Taranto di fronte ai dati elettorali per il rinnovo delle RSU all’interno dell’ILVA. Eppure quei 3 punti in percentuali guadagnati rispetto alle elezioni del dicembre 2006 dovrebbero suonare come più di un incoraggiamento visto che le altre sigle calano in termini di voti rispetto alle scorse elezioni.
Cresciamo in numero assoluto di voti e di percentuali – spiega Patrizio Di Pietro dell’esecutivo FIOM – ma le notizie che arrivano dall’interno dello stabilimento e ancora le voci di crisi rispetto ai mercati appannano questo successo e in più consegnano nelle nostre mani e in quelle dei lavoratori eletti una responsabilità rispetto ai futuri assetti produttivi ed occupazionali. Fiducia che non possiamo assolutamente permetterci di tradire.
Restano, però, i dati.
Su 11.780 aventi diritto al voto, hanno votato 9.869 lavoratori.
E’ una percentuale in crescita – dice ancora Di Pietro – siamo passati infatti da una affluenza dell’81,41 del 2006 (con una forza lavoro ed elettorale di 13.331 persone – ndr) ad un dato che sfiora l’84%.
Un dato che spacchettato consegna un quadro più delineato delle nuove rappresentanze sindacali all’interno della più importante fabbrica del Sud.
La FIM-CISL passa dal 24,9% del 2006 all’attuale 24,65, la UILM (forza maggioritaria) corregge in difetto la sua percentuale passando dal 44,97 del 2006 al 43,15 di queste elezioni. Regge e anzi migliora sensibilmente la sua posizione la FIOM-CGIL passando dai 28,13 punti in percentuale delle scorse elezioni agli attuali 31,04.
E’ un dato che ci consegna una presa in carico non di poco conto – afferma Rosario Rappa, segretario generale della FIOM di Taranto – e che dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, che alcune posizioni assunte dalla FIOM in difesa del lavoro, del contratto e della tutela dei diritti di questi lavoratori hanno saputo smuovere una certa marcata e nuova sensibilità collettiva.
Così gli assetti del nuovo Consiglio di fabbrica che sarà varato non prima di una settimana (per l’iter di eventuali ricorsi e la nomina ufficiale – ndr), cambiano e gli 87 rappresentanti dei lavoratori saranno così suddivisi: 22 delegati saranno della FIM, 26 (due in più rispetto al 2006) della FIOM e 39 della UILM che mantiene la maggioranza anche in virtù delle nomine sui resti avvenute con il sistema proporzionale.
Ora sta a noi continuare a dare sostegno a questa nuova leva di rappresentanti dei lavoratori, a cui va sin da ora il mio più sentito grazie per averci messo anima, passione e faccia – termina Rappa – considerato che nel difficile quadro delle relazioni interne a quello stabilimento li attendeil compito gravoso eppure esaltante di essere la voce e il pensiero di chi spesso non è tenuto in debita considerazione.
Prossima tappa lo sciopero generale proposto dalla CGIL.
La manovra Finanziaria e la stretta del Governo impone sacrifici soprattutto a lavoratori come quelli dell’ILVA già penalizzati da una politica economica e fiscale che grava maggiormente sul lavoratore dipendente – termina Rappa – i delegati della FIOM dovranno essere il nostro feedback con la fabbrica, sperando che almeno sulla difesa di questi lavoratori e di altri come loro si possa trovare un accordo anche con le altre sigle sindacali. La vera sfida comincia ora!

mercoledì 26 maggio 2010

VOTO ALL'ILVA. FIOM: UN'AFFLUENZA NOTEVOLE. FORSE NUOVA STAGIONE DI PROTAGONISMO PER LA CLASSE OPERAIA TARANTINA


Ieri prima giornata di voto all’interno dell’ILVA.
E il segnale non si è fatto attendere.
C’è stata una grande affluenza alle urne, ma il dato saremo in grado di commentarlo davvero solo all’atto dei primi scrutini, dice il segretario della FIOM-CGIL, Rosario Rappa.
Ma ripetiamo, questi restano segnali “anomali” per una fabbrica “anomala”, dove la partecipazione dei lavoratori allo sciopero e alle espressioni democratiche del voto fino a solo poche settimane fa non avevano mai segnato elementi di positività.
Mentre lo sciopero del 14 e l’affluenza già dalle prime ore di ieri mostrano un nuovo volto, forse anche un nuovo periodo per il protagonismo dei lavoratori.
E’ il segno che la corda si può anche spezzare, che la pazienza dei lavoratori non è infinita e che quando vengono messi in discussione i diritti, il lavoro e la salute gli operai sanno alzare la testa e riconquistare tutto il terreno perso.

Si vota anche oggi e domani.
Il voto ai candidati della FIOM-CGIL in tutti i collegi all’interno dell’ILVA è la speranza che questo cambiamento possa realmente concretizzarsi a partire anche dal rinnovamento delle relazioni sindacali, pronte ad instaurare con la proprietà un dialogo a schiena dritta e non dimenticando mai chi rappresentano. La FIOM – termina Rappa - è sempre dalla stessa parte, sia quando non firma gli accordi separati, sia quando combatte per l’integrativo.

lunedì 24 maggio 2010

RADIO FIOM: Riva e Sindaco trovate un punto d'incontro.wmv

Alla portineria D intercetto un ragazzo. Mi sembra giovanissimo. Lo è! Maglia gialla e jeans. E' sorridente (uno dei pochi) ed è anche disposto a parlare (uno dei pochissimi). Dice "i diritti? si sono ancora da difendere...specie nel rapporto con i capi".
Cosa vorresti dire a Riva e al Sindaco di Taranto: "trovate un punto di incontro"

LE VOCI DI DENTRO. A RADIOFIOM: Giusto chiudere l'area a caldo.wmv

Lui, invece, è un operaio di Brindisi. Sente addosso il tema della sicurezza ambientale e dice: "Si penso che sia giusto chiudere l'area a caldo"

So già che morirò di cancro.WMV

LA FIOM CHIEDE UN INCONTRO URGENTE CON L'ILVA. EVITARE CHE NELLA CRISI CI SIANO OPERAI DI SERIE A E OPERAI DI SERIE B


LA FIOM sulla CIG. Chiesto un incontro urgente con i vertici ILVA
Nella crisi lo spettro della discriminazione.

La Cassa Integrazione al Treno Nastri 1 e il tam tam di voci all’interno dell’ILVA non ci lasciano assolutamente tranquilli. Avevamo chiesto lumi su questo ennesimo fermo e dall’azienda avevano avuto rassicurazioni e dichiarazioni assolutamente distensive. Oggi questo ennesimo colpo inferto ai 400 lavoratori di quel comparto ci obbliga ad intervenire con maggiore tempestività.
E’ la premessa alla richiesta di incontro che la FIOM assieme alle altre sigle sindacali (CISL e UIL) ha inoltrato nei confronti dei dirigenti dello stabilimento di Taranto.
Solo 18 giorni prima l’avvio della Cassa (21 maggio) – spiegano dalla FIOM – durante l’incontro milanese per l’integrativo (3 maggio scorso) proprio noi come organizzazione sindacale avevamo chiesto di ricevere informazioni in merito e puntualmente lo spettro di altra CIG era stato allontanato. Un atteggiamento che consideriamo grave nei confronti di tutti i lavoratori del siderurgico ma in particolar modo nei confronti dei lavoratori che al Treno Nastri 1, più di altri hanno patito la crisi dall’inizio del 2008 ad oggi.
Si perché l’area del Treno Nastri 1 è quella che ha maggiormente subito gli effetti del calo nelle commesse nel settore dei laminati.

Un’area disastrata – commentano i vertici della FIOM – dove la disgrazia però è stata pagata maggiormente da alcuni lavoratori.
Pratiche che lasciano scoperto il nervo del discrimine.
Alcuni dipendenti, in barba alla clausola che prevedeva la rotazione sugli impianti dei lavoratori in Cassa – spiega Patrizio Di Pietro della segreteria FIOM di Taranto – sono stati a casa per lunghi periodi di tempo. Altri no. Un criterio di scelta che onestamente stentiamo a considerare legittimo o trasparente – continua l’esponente della FIOM – e che va assolutamente stigmatizzato e represso.
Tornano a casa dunque e da subito i primi 200 lavoratori del Treno Nastri 1 mentre la FIOM mette in guardia circa altri possibili fermi.
Si parla dell’Acciaieria 1 e del Tubificio – dichiara Di Pietro – ma si tratta di ripercussioni a catena per una crisi che l’azienda prima ha sottostimato, attraverso i suoi vertici e oggi amplifica anche grazie alle voci messe in giro dagli stessi preposti degli impianti.
Un atteggiamento che, però, lascia proprio i lavoratori in balia delle onde.

Proprio stamattina abbiamo dovuto raccogliere la protesta di alcuni operai autoconvocatisi sotto la direzione dell’ILVA – spiegano ancora dalla FIOM-CGIL – segno evidente di come la crisi e il ricorso alla Cassa abbia ormai esasperato gli animi.
Ci troviamo ad un bivio cruciale dei rapporti tra i rappresentanti dei lavoratori e impresa – dichiara ancora Di Pietro – e lo spartiacque è rappresentato proprio dallo sciopero dello scorso 14 maggio. Una adesione del genere non si vedeva da 15 anni. Perché di fronte alla crisi, quella vera, le posizioni di favore, i privilegi di piccolo cabotaggio non hanno più retto – spiega – e tutti anche quelli che si sentivano garantiti hanno dovuto fare i conti con il ridimensionamento e sono tornati ad essere dei numeri e figli di un Dio minore, esattamente come tutti gli altri.

Taranto, 24 maggio 2010

foto di: Peppe Carucci (diritti e riproduzione riservati)

sabato 22 maggio 2010

ATTENDEVATE UN SEGNO DEL NERVOSISMO DI RIVA? ECCOLO!


Solo i "suoi" lavoratori può temere. Nessun corteo, nessuna istituzione lo atterisce come il veder spegnersi le colonne di fumo della sua produzione. Così, ora, il Treno Nastri si ferma!
Se attendavate un segnale netto e inequivocabile del nervosismo di Riva subito dopo lo sciopero dello scorso 14 maggio, eccolo!
Si tratta di credere o non credere alla contingenze. Si tratta di non abbassare la guardia perché siamo ad un passo dalla svolta.
Il nervosismo è ancora più evidente se la FIOM-CGIL si fa sentire. Perché è più facile trattare con gli altri piuttosto che con noi.
Ecco perché rinnoviamo l’invito. Il 26-27 e 28 maggio votare un candidato della FIOM-CGIL è il segno che le cose possono realmente cambiare. Basta non cedere a futili promessi, vuoti ricatti e dare forza al nostro lavoro!

venerdì 21 maggio 2010

OMICIDIO PLURIMO E DISASTRO AMBIENTALE. LA FIOM PARTE CIVILE.


Il 1° giugno il Processo per “omicidio plurimo” e “disastro ambientale”
contro 19 alti dirigenti dell’ILVA pubblica.
FIOM- CGIL parte civile.
“Processo storico più grande e significativo di quello di Porto Marghera”

Si preannuncia come il processo-svolta, addirittura più grande ed imponente di quello di Porto Marghera, quello che tra pochi giorni vedrà alla sbarra nelle aule del Tribunale penale di Taranto, 19 altissimi dirigenti dell’ex IRI, quella che guidava all’epoca dei fatti (dal ’65 al ’95 –ndr) il grande impianto siderurgico di Taranto.
Si comincia il 1° di giugno – dice Massimiliano Del Vecchio, l’avvocato che insieme alla FIOM CGIL Nazionale e tarantina e insieme alla CGIL, ha costruito l’impianto per la costituzione di parte civile del sindacato nel processo per “omicidio colposo plurimo” e “disastro ambientale”.
Una scelta quella del sindacato nazionale e locale – spiega Rosario Rappa, segretario della FIOM di Taranto – che non tende a difendere gli interessi dei lavoratori iscritti, ma l’interesse più grande e collettivo della salute di tutti i lavoratori e cittadini.
La conferenza stampa indetta stamattina da CGIL e FIOM ruota tutta intorno a questi due temi: il rapporto tra fabbrica e territorio e la tutela della salute e dell’ambiente.
Ma la FIOM non è più disposta a rimanere nell’ombra e comunica le azioni messe in campo, invitando al tavolo della conferenza stampa niente di meno che il numero due della FIOM nazionale, Maurizio Landini.
Mentre c’è un mondo che parla e straparla – dice Rosario Rappa – noi contro l’inquinamento, contro gli omicidi sul lavoro, contro le malattie professionali e contro gli infortuni, ci siamo mossi giuridicamente. In un clima da parolai noi facciamo i fatti e ci siamo costituiti in tutti i processi contro l’ILVA pubblica (dal ’65 al ’95 – ndr) e l’ILVA privata (dal ’95 ad oggi – Processo per l’”omicidio” di Antonino Mingolla - ndr).
La FIOM vuole collaborare all’accertamento della verità – dice Del Vecchio – e porta a patrimonio del processo la grande storia di riconoscimenti, battaglie, ma anche consulenze ambientali e mediche ad esempio effettuate sui prelievi ematici e gli escreti dei lavoratori dell’ILVA.
Dati, dunque. Preziosi più che mai anche per eventuali richieste di risarcimento dei danni.
Ma il processo del 1° giugno traccia anche un confine etico. Fondamentale per il sindacato.
I reati di omicidio plurimo e disastro ambientale sono aggravati dalla presenza di un motivo che il dispositivo del Giudice per l’udienza preliminare considera “futile” – specifica l’avvocato Del Vecchio - ovvero il profitto economico. E’ per questo che questo processo si preannuncia storico nell’ambito del diretto penale del lavoro. Di portata ancora più ampia – dice Del Vecchio - rispetto a quello di Porto Marghera.
Uno spartiacque tra il diritto e il mercato. Una traccia che la FIOM tende a rimarcare con forza.
Noi non siamo mai stati fermi – dice Luigi D’Isabella, segretario generale della CGIL di Taranto – e a testimoniarlo ci sono vent’anni di dati e ricerche epidemiologiche, di cause intentate dalla FIOM, dal nostro patronato INCA, dai legali della CGIL e di centinaia di risarcimenti e riconoscimenti per patologie un tempo non connesse al lavoro. Rivendico con forza tutto il lavoro svolto in sordina sinora da chi non ha mai abbandonato la trincea ed è rimasto in fabbrica, ha ascoltato i lavoratori, si è battuto in Tribunale, mentre c’era chi commentava caso mai qualche dato ambientale vecchio di due anni comodo davanti al monitor del suo PC.
Un processo, dunque, figlio di un impegno antico, costante.
Siamo state sentinelle silenziose – rimarca Rappa – ma abbiamo anche fatto tesoro dei racconti degli operai, di quel “sapere operaio” che oggi sembra irrilevante, ma attraverso il quale noi abbiamo costruito la piattaforma di diritti che oggi ancora con più forza rivendichiamo.
Ma ora il sindacato parla e lo fa a gran voce.
Noi ci siamo costituiti parte civile – dice ancora il segretario della FIOM jonica – e siamo stati gli unici. Forse perché ce lo possiamo permettere. Siamo liberi e non siamo sul libro paga di nessuno. Ma non intendiamo fermarci alla parte repressiva del reato, vogliamo poterlo prevenire.
Abbiamo varato un Piano Straordinario per i nostri delegati e nostri responsabili per la sicurezza – spiega Maurizio Landini, numero due della FIOM nazionale – consapevoli di un progressivo peggioramento delle condizioni di lavoro all’interno della fabbrica. Ma contiamo di formare nuove RLS e chiedere l’introduzione di Responsabili per la sicurezza speciali in grado di svolgere ruoli di controllo e segnalazione anche sulle tematiche ambientali.
Torna il “sapere operaio” e la centralità dei lavoratori. In questo Landini fa riferimento al Referendum.
Noi in questi giorni stiamo raccogliendo le firme per una proposta di Legge di iniziativa popolare per consentire ai lavoratori di poter esprimere direttamente la propria opinione su argomenti che li riguardano, vedi contratti o altro – dice Landini – per questo sappiamo quanto sia importante un Referendum, sempre che non sia un bluff o un imbroglio. L’importante che non sia un altro momento per fare chiacchiera tanto poi decidono gli altri.
Un riferimento al Referendum per la chiusura parziale o totale dell’ILVA che Rappa e D’Isabella esplicitano meglio.
Mettiamo vinca il Si – dice D’Isabella – va detto ai cittadini che nello schema del Referendum tutto torna nelle mani del Comune che entro 60 giorni dovrebbe decidere. Peccato che il Comune non abbia questo potere!
I cittadini saranno chiamati a dare il loro giudizio, ma per farne che – incalza Rappa.
Peccato che noi e molti ambientalisti condividiamo le stesse preoccupazioni – specifica D’Isabella – ma così la città rischia di dividersi su un tema difficile da rappresentare con un netto “si” o un netto “no”.
Lavoriamo insieme su un percorso comune – termina Rosario Rappa – per Leggi che vincolino, che sanzionino, condannino i reati contro la salute e l’ambiente, ma che consentano anche di mantenere standard produttivi ed occupazionali per una azienda che rappresenta, non dimentichiamolo, anche eccellenza di prodotto e di persone.

Subito dopo la conferenza stampa Maurizio Landini e Rosario Rappa si sono recati davanti alle portinerie dell’ILVA di Taranto per informare i lavoratori e distribuire materiale informativo circa le iniziative messe in campo dalla FIOM all’indomani dello sciopero sull’integrativo.

giovedì 20 maggio 2010

PRESIDIO PER LO STATUTO. DOMANI CON LANDINI DI NUOVO DAVANTI ALLA FABBRICA



Salta a causa delle condizioni meteo avverse il presidio della FIOM-CGIL davanti all’ILVA di Taranto previsto per il secondo turno di lavoro (dalle 13.30 alle 15.00), ma all’alba e sotto la pioggia la FIOM aveva già parlato con migliaia di lavoratori.
Questa mattina all’alba abbiamo comunque intercettato migliaia di lavoratori del 1° turno – affermano dalla segreteria provinciale – ma costringere gli operai a fermarsi sotto la pioggia ci sembrava troppo.
Così dopo un confronto con i delegati RSU di fabbrica si è deciso di spostare tutto a domani.
Saremo lì ancora una volta con il nostro camper dedicato alla consulenza e il materiale che ricorda l’importanza dello Statuto dei Lavoratori e del ruolo dei rappresentanti dei lavoratori – spiega Rosario Rappa, segretario generale della FIOM.
Un ruolo, quello delle RSU, che la FIOM tende ad esaltare proprio alla vigilia delle elezioni in ILVA del prossimo 26-27 e 28 maggio.
Quell’appuntamento potrebbe risultare lo spartiacque anche nel ruolo che il sindacato deve avere rispetto alle grandi questioni in campo – specifica Rappa – perché votare per la FIOM potrebbe essere la risposta adeguata al tema dell’ambientalizzazione, della sicurezza e della salute dentro e fuori la fabbrica.
La FIOM, dunque, intensifica il suo impegno e riproporrà domani il presidio per i diritti e per ricordare i 40 anni dello Statuto dei Lavoratori.
Domani insieme a Rappa, la segreteria e i lavoratori iscritti alla FIOM-CGIL, ci sarà anche Maurizio Landini, numero due della FIOM nazionale che dopo aver partecipato in mattinata alla conferenza stampa indetta dalla categoria e dalla CGIL sui processi all’ILVA (disastro ambientale e omicidio Mingolla – Ore 10.30 Sala della CGIL via Dionisio - ndr) alle 13.30 si recherà davanti alla Portineria D dello stabilimento siderurgico.

mercoledì 19 maggio 2010

Salute e disastro ambientale. La CGIL e la FIOM in prima fila nei processi penali contro l’ILVA



L. 20 maggio 1970, n. 300 (Statuto dei Lavoratori)

Art. 9. Tutela della Salute e dell’integrità fisica
I lavoratori, mediante loro rappresentanze, hanno diritto di controllare l’applicazione delle norme per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali e di promuovere la ricerca, l’elaborazione e l’attuazione di tutte le misure idonee a tutelare la loro salute e la loro integrità fisica.



Il 1° e il 9 Giugno l’avvio dei processi e la nomina dei periti

Riparte dall’articolo 9 dello Statuto dei Lavoratori la FIOM-CGIL.
Finché ci sarà questa Legge e finché riusciremo a difenderla potremo opporci agli interessi patrimoniali ed economici che stritolano l’integrità fisica e morale dei lavoratori.
Parola di Rosario Rappa che venerdì mattina (21 maggio) assieme al Segretario della FIOM-CGIL nazionale, Maurizio Landini, al Segretario Generale della CGIL di Taranto, Luigi D’Isabella e all’avvocato Massimiliano Del Vecchio, terrà una conferenza stampa nel saloncino CGIL di via Dionisio (ore 10.30).
Daremo informazioni compiute circa la costituzione di parte civile della FIOM CGIL nei processi penali per l’omicidio Mingolla (morto il 18 aprile del 2006 mentre puliva senza dispositivi di sicurezza adeguati il condotto principale del gas Afo – ndr) e per il procedimento a carico dell’ILVA accusata di disastro ambientale (nove decessi per tumore già accertati –ndr) – dice l’avvocato Del Vecchio - e sulle centinaia di cause civile per malattie professionali intentate dai lavoratori nei confronti del siderurgico.
Tappe scandite da date ormai vicinissime: il 1° giugno l’inizio del Processo Mingolla e il 9 di giugno il via al processo per Disastro Ambientale.
Continueremo ad essere sentinelle silenziose – dice Rappa – per questo abbiamo scelto per parlare di salute , mentre la città si interroga sul futuro di quello stabilimento, le aule del Tribunale che deve poter garantire giustizia a cittadini e lavoratori.
Nelle prime due udienze dei processi saranno nominati i periti di parte della CGIL e saranno nominati i testimoni.
Tutte le tappe dei processi saranno riportate nel blog della FIOM-CGIL e potranno essere seguite all’indirizzo: http://radiofiom.blogspot.com
Contiamo con questo – dice Rappa - di dare maggiore informazioni a tutti i cittadini e a tutti i lavoratori che hanno a cuore il loro futuro e che si oppongono all’idea che tutto ciò possa di nuovo accadere lasciando i colpevoli impuniti.

La foto di questo articolo è del bravissimo Pillinini!

martedì 18 maggio 2010

LA FIOM PRESIDIA LO STATUTO DEI LAVORATORI. NEL QUARANTENNALE PRESIDIO DAVANTI ALL'ILVA



Rappa: “In quel giorno e in quel luogo sarebbe opportuno ritornassero anche le nostre istituzioni per troppo tempo lontane dal mondo operaio”

Bisogna assolutamente evitare che il più forte, sia esso il Governo o l’interlocutore datoriale, usi strumentalmente la crisi per abbassare le tutele e cancellare i diritti acquisiti. E’ per questa ragione che noi continueremo a presidiare le fabbriche, i luoghi di lavoro e continueremo a parlare di diritti lì dove ogni giorno vengono messi in discussione.
E’ Rosario Rappa a parlare. Il Segretario generale della FIOM tarantina dopo il grande segnale lanciato durante l’ultimo sciopero sull’integrativo all’ILVA, risuona la sveglia.
Gli operai dell’ILVA ci hanno lanciato un segnale netto – dice – sono disposti a tornare ad essere massa critica e rilevante se possono essere soggetti attivi delle politiche che li riguardano.
Un segnale che la FIOM accoglie come uno sprone a fare di più e a fare meglio.
Sul terreno della difesa dei diritti, della difesa del contratto e della difesa della dignità di quei lavoratori ci sentiamo di poter dare garanzie, come testimonia il nostro NO all’accordo separato. Un contratto sacrificato sull’altare della crisi che però dopo quella firma disgiunta paga solo i lavoratori. E come testimonia – sottolinea Rappa – anche il tratto distintivo del nostro impegno sull’integrativo in ILVA e sulla difesa dello Statuto dei lavoratori.
Due terreni caldi dello scontro in atto in queste ore nel Paese.
Bisogna tenere le redini ben salde – afferma il leader della FIOM tarantina – e non è secondario il nuovo rapporto di forza che si potrebbe determinare all’interno dell’ILVA subito dopo le elezioni delle RSU.
Rappa spiega nei passaggi successivi del suo intervento la strategicità di questo appuntamento.
Tenere all’angolo la CGIL e la FIOM – sottolinea Rappa – (così com’è successo in vari tavoli, nei tanti accordi separati, o addirittura nelle consultazioni segrete tra Confindustria, Cisl e Uil sulla manovra finanziaria – ndr) – vuol significare una cosa soltanto: tenere all’angolo i lavoratori e il tema del lavoro in generale. Pertanto solo i lavoratori, che esprimono mandato pieno verso i loro rappresentanti sindacali, possono riequilibrare questo rapporto, rimettendo loro stessi e il loro lavoro al centro della scena.
La crisi, il lavoro e i diritti.
La nostra architettura giuslavorista non può essere buttata via come carta straccia – dichiara – così come non si possono ripudiare le secolari lotte del movimento operaio che il 20 maggio di quarant’anni riuscirono ad approdare alla nascita della Legge 300 meglio nota come Statuto dei Lavoratori. Una conquista così importante che sancì l’ingresso dei diritti costituzionali nel mondo del lavoro. Una conquista che da più parte si tende a mettere in discussione come se il datore di lavoro e l’operaio dell’ILVA avessero lo stesso potere di trattativa o contrattuale.
Per questo la FIOM ha scelto di tornare davanti alla fabbrica proprio in occasione del quarantennale dello Statuto.
Sarà un presidio silenzioso, una testimonianza del lavoro di “sentinella” dei diritti che oggi più che mai siamo chiamati a svolgere anche con le nostre RSU – dichiara Rosario Rappa – Saremo lì davanti alla portineria D dell’ILVA per il 1° e 2° turno di lavoro. In quel giorno e in quel luogo sarebbe opportuno ritornassero anche le nostre istituzioni per troppo tempo lontane dal mondo operaio – termina provocatoriamente il segretario della FIOM.
Nel corso del presidio la FIOM-CGIL distribuirà copie dello Statuto dei Lavoratori e darà maggiori informazioni circa la trattativa in corso per l’integrativo e tutte le informazioni legali e fiscali che potranno essere richieste presso il camper del CAAF CGIL.

L’appuntamento è per giovedì 20 maggio (Portineria D dell’ILVA) con le seguenti modalità: ore 5.00 -6.00 e ore 13.30-14.30.

Per riflettere sull'argomento vi consiglio la visione di:
http://www.youtube.com/watch?v=NIYEdsMfeaQ&feature=player_embedded#!

EMERGENZA SOMMINISTRATI


LA FIOM CHIAMA VENDOLA

Rappa: “il teatro così drammatico richiede l’intervento del Presidente della Regione Puglia”

Credo che il teatro di scontro sia così aspro e drammatico che sia necessaria l’intermediazione forte e vigorosa del Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.

Dopo il coordinamento di ieri dei lavoratori interinali e una riunione informale in Prefettura, il segretario della FIOM-CGIL tarantina, Rosario Rappa, non ha dubbi: sulla vicenda che riguarda i circa 700 ex somministrati dell’ILVA è il Governo regionale a dover proporre piani di discussioni alternativi.

Ci troviamo di fronte ad una condizione paradossale – spiega ancora Rappa, presente all’incontro di ieri sera – quel bacino professionalizzato che ha lavorato per anni al servizio della grande impresa è stato scelto da patron Riva che alla prima avvisaglia di crisi ha deciso destini e disgrazie di quei lavoratori e delle loro famiglie, ricorrendo poi quando c’è stata la prima ripresa al trasferimento di tutto il lavoro che veniva svolto da queste persone ad una impresa dell’appalto. Insomma la crisi l’hanno pagata solo loro, scaricata sulle loro spalle. Non propriamente le più forti di questo confronto.

Così la vertenza-icona della nuova frontiera del lavoro precario la FIOM non intende assolutamente lasciarla cadere nel dimenticatoio.

Abbiamo deciso, assieme ai lavoratori, di desistere da eventuali azioni di lotta solo perché si scorge all’orizzonte l’ipotesi di un tavolo di trattativa in Prefettura con istituzioni (regionali e locali – ndr), azienda, lavoratori e sindacato – conferma Rappa – anche se la contingenza di certe situazioni di disagio rischia di sfuggire dalle mani da un momento all’altro e pertanto chiediamo a tutte le parti in campo di far presto.

Insomma ore concitate in attesa di una risposta ufficiale da parte della Prefettura e da parte dello stesso Presidente Vendola, evocato più di una volta nella vicenda.

Quel bacino di uomini e competenze non può essere gettato al macero – conferma Rappa – così pensiamo ancora che si possano trovare soluzioni ragionevoli. Le auspichiamo con forza – termina – non soltanto per il bene di quelle famiglie ma anche per evitare lo scontro sociale ormai dietro le porte.

LA FIOM PRESENTA I SUOI CANDIDATI RSU E LANCIA LA SFIDA


Rappa: “sfido tutti a costituirsi, come abbiamo fatto noi, parte civile nei processi contro l’ILVA”

Era dal 1995 che non si vedeva una adesione allo sciopero di così forte partecipazione, segno forse del grado di allerta che vive il movimento operaio e di una rinnovata coscienza collettiva che pian piano sta facendo breccia nella testa di chi lavora in ILVA. L’80% dei lavoratori ILVA ha scelto di essere con il sindacato nello sciopero legato all’integrativo e alla trattativa saltata.

E’ positivo il messaggio che Rosario Rappa, segretario generale della FIOM di Taranto, lancia innanzitutto ai suoi 86 candidati per il rinnovo delle RSU in ILVA.

Li ha voluti fortemente quegli uomini, nel giorno del sciopero, davanti alla portineria D della grande impresa siderurgica per testimoniare insieme al sindacato il grande lavoro in favore dei diritti e delle tutele che è ancora tutto da costruire all’interno della più grande fabbrica manifatturiera del territorio.

Sono un fronte coraggioso e leale – afferma Rappa, parlando dei suoi – perché sono quelli che costantemente fanno da anello di congiunzione tra noi e quelle che abbiamo voluto ribattezzare le “voci di dentro”.

E le storie, le denunce non mancano.

C’è l’operaio che chiede di parlare con i giornalisti, manifestando l’assenza di misure di sicurezza. C’è quello che denuncia le truffe dei cosiddetti quadri intermedi. C’è chi tira fuori la questione ambientale e da tecnico esperto in materia (due diplomi e quattro master – ndr) dice: “questa azienda si può ambientalizzare, se si spendono soldi e se ci fanno lavorare”.

Ma la sicurezza e l’eco-sostenibilità hanno un costo e non sempre è facile ottenere risultati apprezzabili.

Per questo sfido gli altri a fare quello che abbiamo fatto noi con il sostegno dell’ufficio legale della CGIL e dell’avv. Del Vecchio – dice Rappa – gli altri sindacati e tutte le istituzioni incalzino senza demagogia e con fatti concreti l’ILVA, dimostrino da che parte sono e si costituiscano parte civile in tutti i processi che vedono l’ILVA alla sbarra in tema di inquinamento, malattie professionali (30 morti sospette sinora – ndr) e morti bianche.

La platea davanti alla portineria semi-deserta applaude. E’ la garanzia che quella parte di lavoratori è con la FIOM per convinzione e scelta.

L’ILVA non deve ottenere nessuno sconto – continua Rappa – e c’è bisogno che le leggi vigenti, ma anche di altre leggi che sorgano dalla spinta ambientalista, come la Legge sulla Diossina, impongano alla grande industria di mettersi in regola e non di chiudere.

Poi dai giornalisti arriva la domanda: “sosterrete la prossima manifestazione di Altamarea?”.

Con Altamarea nell’impianto che riguardava la Legge sulle Diossine abbiamo condiviso un percorso che sottoscriverei nuovamente anche in questo momento – commenta il leader della FIOM – ora sulla chiusura delle cokerie sento di essere più vicino alle proposte di Legambiente.

Resta però in evidenza lo stridente rapporto tra ambiente e lavoro.

Su questo parla un giovane delegato FIOM.

Credete che noi all’interno non sappiamo quanto inquinamento c’è? – dice – Siamo i primi a pagarne le conseguenze. Ma io ci voglio provare a cambiare le cose, e ci provo finché posso cercando di salvare il mio posto di lavoro”.

Sono il fronte di consapevolezza e diritti che la FIOM ha scelto per difendere i lavoratori – conclude Rappa – e sono l’unica vera alternativa possibile per rendere gli operai e gli impiegati una voce autorevole.

I candidati sono esponenti di sei aree all’interno dell’ILVA (Area Ghisa, Acciaieria, Laminazione, Ene-Log-Ser, OCM, Tubifici e Impiegati –ndr).

Le votazioni si terranno i prossimi 26-27 e 28 maggio.

Con preghiera di cortese diffusione,

Taranto, 14 maggio 201

L’Ufficio Stampa

RSU: IL LAVORATORE CHE DIFENDE IL LAVORATORE


Un Rappresentante Sindacale Unitario è il primo fronte della tutela di un lavoratore, ed è per questo che è indispensabile sia libero e non influenzabile.

Siamo in un momento delicato della vita del Paese e in un passaggio fondamentale per la tenuta dei livelli occupazionali all’interno della fabbrica.

I prossimi mesi e i prossimi anni saranno strategici. Diciamo indispensabili per superare la crisi senza troppe ferite.

All’ILVA, in questo difficile contesto, si va al rinnovo delle RSU.

Il 26, 27 e 28 maggio sarete, infatti, chiamati ad esprimere il vostro gradimento rispetto i rappresentanti del vostro mondo chiamati a sostenere la dignità del lavoro non solo nelle regole del contratto nazionale ma anche nelle decisioni che ogni giorno nella vostra attività professionale siete chiamati a prendere.

Chi è eletto RSU, infatti, non è un funzionario del sindacato (come spesso si fa credere – ndr), ma è un lavoratore che svolge un ruolo preciso: rappresenta le esigenze dei lavoratori, li tutela collettivamente e singolarmente, controlla l’applicazione del contratto ma deve essere anche capace di trasformare il problema del singolo in una vertenza percepita e da tutti.

E’ il primo fronte della tutela di un lavoratore, ed è per questo che è indispensabile che il vostro rappresentante sia libero e non influenzabile.

Un ruolo importante specie ora che gli interventi nazionali in tema di lavoro, la crisi economica e l’attacco continuo ai diritti e alle tutele del lavoratore dipendente, rischiano di determinare un continuo ed implacabile impoverimento.

Per non essere travolti dobbiamo tenere le posizioni: difendere il contratto, pretendere gli aumenti salariali (meglio se non legati alla variabilità delle produttività aziendale – ndr), chiedere la giusta crescita professionale, ricordare a Riva e ai suoi che se c’è un lavoro usurante o pericoloso è il vostro e pertanto va pagato e riconosciuto da contratti, indennità e sacrosanto rispetto!

Scegliere la FIOM significa tutto questo. Significa porre un argine alla guerra sferrata nei confronti del Lavoro. Significa scegliere un fronte libero e non influenzabile, che quando decide di schierarsi, sa farlo solo da una parte, senza fraintendimenti o cedimenti.

Una scelta di campo, insomma, che pone nelle mani dei lavoratori una grande responsabilità: segnare i futuri equilibri in ogni vertenza o negoziato che li riguarderà da quì ai prossimi anni. Sta a Voi scegliere se difendere la Vostra parte!

PERCHE’ VOTARE “UNO DI VOI”


di Rosario Rappa – Segretario Generale FIOM-CGIL Taranto

Lo abbiamo detto più volte. Vale la pena ripeterlo mentre la fabbrica più importante del territorio rinnova la sua rappresentanza sindacale.

Noi non siamo disponibili a far si che la democrazia, il diritto di parola, il valore di un contratto, la sacralità della nostra sicurezza e della nostra vita, la dignità vengano messe in discussione. Espropriate dall’arroganza del più forte.

Oggi mi trovo a ripetere queste parole, consapevole che dentro LA FABBRICA c’è un valore su tutti che va difeso con ogni strumento disponibile e con forza e determinazione: il lavoratore.

Così il Rappresentante Sindacale Unitario (RSU), che vi apprestate ad eleggere in ogni area i prossimi 26, 27 e 28 maggio, non può essere un “terzo”, non può essere solo un bravo “sbriga carte” deve essere “uno di VOI”.

Uno che sappia essere sempre dalla Vostra parte. Il vicino di armadietto capace di condividere questi valori ogni giorno!

Una coerenza ed una affidabilità che la FIOM ha reso pratica in tutte le sedi ed occasioni.

Quando si trattava di difendere un contratto, purtroppo “svuotato” in molte delle sue parti da un accordo separato. Quando ha sancito la difesa strenua dello Statuto dei Lavoratori. Quando ha detto no all’arbitrato. Quando ha difeso gli anelli deboli della catena o quando si è costituita (unica) parte civile nei processi che vedono l’ILVA accusata di reati collegati alla nostra vita di cittadini e lavoratori (ambiente, incidenti, malattie professionali o morti bianche). E costituirsi parte civile fa parte di quel principio di coerenza e affidabilità che richiamavo. Significa in più non essere terzi, ma essere parte funzionale e di servizio di quell’ingranaggio che ogni giorno muove oltre 11mila di voi.

Il tutto senza mai voltare mai le spalle a chi ci onoravamo di rappresentare.

E’ questa la forza della FIOM ed è questa forza a rendere più forti i lavoratori.

Perché con la FIOM più forte le trattative nazionali e locali, i contratti, i diritti, le tutele e gli stessi principi di valore e dignità di ogni anello della catena, saranno più vicini alle esigenze dei lavoratori.

Così vi chiedo di avere coraggio e di pensare a voi stessi. Un voto alla FIOM serve a questo!

sabato 15 maggio 2010

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