venerdì 21 maggio 2010

OMICIDIO PLURIMO E DISASTRO AMBIENTALE. LA FIOM PARTE CIVILE.


Il 1° giugno il Processo per “omicidio plurimo” e “disastro ambientale”
contro 19 alti dirigenti dell’ILVA pubblica.
FIOM- CGIL parte civile.
“Processo storico più grande e significativo di quello di Porto Marghera”

Si preannuncia come il processo-svolta, addirittura più grande ed imponente di quello di Porto Marghera, quello che tra pochi giorni vedrà alla sbarra nelle aule del Tribunale penale di Taranto, 19 altissimi dirigenti dell’ex IRI, quella che guidava all’epoca dei fatti (dal ’65 al ’95 –ndr) il grande impianto siderurgico di Taranto.
Si comincia il 1° di giugno – dice Massimiliano Del Vecchio, l’avvocato che insieme alla FIOM CGIL Nazionale e tarantina e insieme alla CGIL, ha costruito l’impianto per la costituzione di parte civile del sindacato nel processo per “omicidio colposo plurimo” e “disastro ambientale”.
Una scelta quella del sindacato nazionale e locale – spiega Rosario Rappa, segretario della FIOM di Taranto – che non tende a difendere gli interessi dei lavoratori iscritti, ma l’interesse più grande e collettivo della salute di tutti i lavoratori e cittadini.
La conferenza stampa indetta stamattina da CGIL e FIOM ruota tutta intorno a questi due temi: il rapporto tra fabbrica e territorio e la tutela della salute e dell’ambiente.
Ma la FIOM non è più disposta a rimanere nell’ombra e comunica le azioni messe in campo, invitando al tavolo della conferenza stampa niente di meno che il numero due della FIOM nazionale, Maurizio Landini.
Mentre c’è un mondo che parla e straparla – dice Rosario Rappa – noi contro l’inquinamento, contro gli omicidi sul lavoro, contro le malattie professionali e contro gli infortuni, ci siamo mossi giuridicamente. In un clima da parolai noi facciamo i fatti e ci siamo costituiti in tutti i processi contro l’ILVA pubblica (dal ’65 al ’95 – ndr) e l’ILVA privata (dal ’95 ad oggi – Processo per l’”omicidio” di Antonino Mingolla - ndr).
La FIOM vuole collaborare all’accertamento della verità – dice Del Vecchio – e porta a patrimonio del processo la grande storia di riconoscimenti, battaglie, ma anche consulenze ambientali e mediche ad esempio effettuate sui prelievi ematici e gli escreti dei lavoratori dell’ILVA.
Dati, dunque. Preziosi più che mai anche per eventuali richieste di risarcimento dei danni.
Ma il processo del 1° giugno traccia anche un confine etico. Fondamentale per il sindacato.
I reati di omicidio plurimo e disastro ambientale sono aggravati dalla presenza di un motivo che il dispositivo del Giudice per l’udienza preliminare considera “futile” – specifica l’avvocato Del Vecchio - ovvero il profitto economico. E’ per questo che questo processo si preannuncia storico nell’ambito del diretto penale del lavoro. Di portata ancora più ampia – dice Del Vecchio - rispetto a quello di Porto Marghera.
Uno spartiacque tra il diritto e il mercato. Una traccia che la FIOM tende a rimarcare con forza.
Noi non siamo mai stati fermi – dice Luigi D’Isabella, segretario generale della CGIL di Taranto – e a testimoniarlo ci sono vent’anni di dati e ricerche epidemiologiche, di cause intentate dalla FIOM, dal nostro patronato INCA, dai legali della CGIL e di centinaia di risarcimenti e riconoscimenti per patologie un tempo non connesse al lavoro. Rivendico con forza tutto il lavoro svolto in sordina sinora da chi non ha mai abbandonato la trincea ed è rimasto in fabbrica, ha ascoltato i lavoratori, si è battuto in Tribunale, mentre c’era chi commentava caso mai qualche dato ambientale vecchio di due anni comodo davanti al monitor del suo PC.
Un processo, dunque, figlio di un impegno antico, costante.
Siamo state sentinelle silenziose – rimarca Rappa – ma abbiamo anche fatto tesoro dei racconti degli operai, di quel “sapere operaio” che oggi sembra irrilevante, ma attraverso il quale noi abbiamo costruito la piattaforma di diritti che oggi ancora con più forza rivendichiamo.
Ma ora il sindacato parla e lo fa a gran voce.
Noi ci siamo costituiti parte civile – dice ancora il segretario della FIOM jonica – e siamo stati gli unici. Forse perché ce lo possiamo permettere. Siamo liberi e non siamo sul libro paga di nessuno. Ma non intendiamo fermarci alla parte repressiva del reato, vogliamo poterlo prevenire.
Abbiamo varato un Piano Straordinario per i nostri delegati e nostri responsabili per la sicurezza – spiega Maurizio Landini, numero due della FIOM nazionale – consapevoli di un progressivo peggioramento delle condizioni di lavoro all’interno della fabbrica. Ma contiamo di formare nuove RLS e chiedere l’introduzione di Responsabili per la sicurezza speciali in grado di svolgere ruoli di controllo e segnalazione anche sulle tematiche ambientali.
Torna il “sapere operaio” e la centralità dei lavoratori. In questo Landini fa riferimento al Referendum.
Noi in questi giorni stiamo raccogliendo le firme per una proposta di Legge di iniziativa popolare per consentire ai lavoratori di poter esprimere direttamente la propria opinione su argomenti che li riguardano, vedi contratti o altro – dice Landini – per questo sappiamo quanto sia importante un Referendum, sempre che non sia un bluff o un imbroglio. L’importante che non sia un altro momento per fare chiacchiera tanto poi decidono gli altri.
Un riferimento al Referendum per la chiusura parziale o totale dell’ILVA che Rappa e D’Isabella esplicitano meglio.
Mettiamo vinca il Si – dice D’Isabella – va detto ai cittadini che nello schema del Referendum tutto torna nelle mani del Comune che entro 60 giorni dovrebbe decidere. Peccato che il Comune non abbia questo potere!
I cittadini saranno chiamati a dare il loro giudizio, ma per farne che – incalza Rappa.
Peccato che noi e molti ambientalisti condividiamo le stesse preoccupazioni – specifica D’Isabella – ma così la città rischia di dividersi su un tema difficile da rappresentare con un netto “si” o un netto “no”.
Lavoriamo insieme su un percorso comune – termina Rosario Rappa – per Leggi che vincolino, che sanzionino, condannino i reati contro la salute e l’ambiente, ma che consentano anche di mantenere standard produttivi ed occupazionali per una azienda che rappresenta, non dimentichiamolo, anche eccellenza di prodotto e di persone.

Subito dopo la conferenza stampa Maurizio Landini e Rosario Rappa si sono recati davanti alle portinerie dell’ILVA di Taranto per informare i lavoratori e distribuire materiale informativo circa le iniziative messe in campo dalla FIOM all’indomani dello sciopero sull’integrativo.

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